Anche la scienza si arresta di fronte all'evidenza
Nelle prossime righe portiamo a vostra conoscenza gli approfondimenti di natura scientifica, per dimostrare l’impossibilità che un'ostia si mantenga integra per più di tre anni.
l’avvenire, una noto giornale cattolico, il 3 marzo 1998 ha pubblicato un articolo in cui si afferma che le ostie per la legge sono cibi deperibili. La data di scadenza è stata dichiarata di un anno da quella di produzione. I costituenti di una particola eucaristica sono farina ed acqua.
L'elemento chimico presente in maggiore quantità nella farina è l’amido, polisaccaride costituito da due frazioni principali: amilosio ed amilopectina, tenute insieme da legami specifici (a- glicosidici).
La degradazione della farina è causata principalmente da due processi chimici: idrolisi e ossidazione.
La reazione di idrolisi avviene in presenza di una elevata percentuale di vapore acqueo comportando la rottura dei legami che tengono unito l’amido e quindi una graduale degradazione e variazione strutturale dell’ostia.
Osserviamo che l’ostia non ha subìto nel corso di tre anni nessuna variazione nella struttura, ha mantenuto inalterata la sua forma e compattezza.
Analizziamo ora il processo dell’ossidazione. La scissione dell’amido comporta l'esposizione di alcuni gruppi funzionali (aldeidici e ossidrilici) all’attacco dell’ossigeno atmosferico determinando il processo sopra menzionato, causando modificazioni delle caratteristiche organolettiche quali colore e sapore.
Invece l’ostia ha mantenuto inalterato il suo colore bianco brillante, non presentando la minima traccia di striature giallognole.
Ricordiamo inoltre che l'Eucaristia è stata conservata per tre anni in una pisside. Se da un lato la presenza di un contenitore chiuso può aver rallentato i processi finora descritti, va però specificato che il contenitore è privo di chiusura ermetica, quindi, anche se più ostacolata, la presenza di vapore acqueo e ossigeno non è esclusa. La pisside inoltre è rivestita internamente da una lamina metallica; possono quindi avvenire fenomeni di cessione da parte del contenitore. Il processo di cessione è estremamente lento, ma se consideriamo che l’ostia è rimasta per tre anni a diretto contatto con il contenitore, questo fenomeno non può essere escluso.
L'eventuale presenza di metalli può portare ad una serie di processi a catena che facilitano ed accelerano la degradazione della particola.
Anche eventuali impurezze, impercettibili ai nostri occhi, possono essere attivatori organici delle reazioni sopra descritte.
I processi finora considerati sono lenti, ma superato il limite previsto di conservazione che è di circa un anno, la degradazione avviene in maniera rapida ed irreversibile.
Inoltre è interessante notare che l'Eucaristia emana ancora, a distanza di tre anni dal miracolo, un profumo intenso. I profumi possono essere naturali o sintetici; se consideriamo i primi le sostanze più comuni che li costituiscono sono i terpeni. A quest'ampia classe di sostanze appartengono i perossidi, composti contenenti legami deboli (O-O) che come tali possono decomporsi in condizioni blande per produrre i radicali, per questo i perossidi sono definiti buoni iniziatori radicalici. I radicali sono estremamente reattivi perché tendono a reagire con qualsiasi atomo presente in grado di fornirgli stabilità energetica. Naturalmente questo comporta una rapida degradazione della struttura dell’amido che a seguito di questi attacchi tende a modificarsi. Seguendo vie diverse ogni elemento della classe dei terpeni permette l’accelerazione di un elevato numero di reazioni chimiche comportando una più facile degradabilità della particola.
Pertanto se il profumo avesse origine da un intervento umano non solo non dovremmo più avvertirlo, ma ad occhio nudo noteremmo un ingiallimento dell’ostia.
È chimicamente incomprensibile come questa Eucaristia, conservata senza nessuna accortezza per rallentarne il processo di degradazione, sia rimasta integra, inalterata e non abbia perso nessuna delle sue caratteristiche chimico-fisiche.