La storia della nostra sorella Marisa, anima consacrata a Dio con l'emissione dei voti perpetui di castità, povertà e obbedienza
Veglia di preghiera del 17 maggio 2003, celebrata in occasione dell’anniversario della totale consacrazione a Dio di Marisa, con l'emissione dei voti perpetui di castità, povertà e obbedienza.
Questa che narriamo è la storia della nostra sorella Marisa, una storia bella, ricca d'amore e di sofferenza, intrecciata indissolubilmente con la storia del nostro Vescovo.
È la storia di una persona laica, consacrata a Dio.
Marisa è un modello, un esempio per tutte le anime che vorranno seguire la sua scelta, ma è soprattutto un esempio d'amore e d'abbandono per tutti noi, è un'anima, la cui esistenza è patrimonio della Chiesa, poiché Dio l'ha chiamata ad immolarsi per la Chiesa.
Il Signore le ha dato dei doni unici, ma anche delle sofferenze tremende.
Marisa vede la Madonna dall'età di due anni. Inizialmente si è manifestata come una compagna di giochi, una signora che solo lei vedeva. Crescendo, la Madonna ha fatto comprendere a Marisa che lei era la Madre di Dio e l'ha invitata a mantenere il segreto, a non rivelare ad alcuno la sua presenza. Sono seguiti anni di formazione e di guida nell’ordinarietà quotidiana, nello scorrere di una vita apparentemente normale.
Usiamo il termine "apparentemente" perché fin da giovane, due caratteristiche essenziali della vita di Marisa sono emerse prepotentemente: la prima è la sofferenza, poiché Marisa è molto provata fisicamente e la seconda è l’amore verso gli altri. Marisa ha voluto aiutare le persone che soffrivano e, ancora inconsapevole della futura chiamata di Dio, si è prodigata in quelle attività umane di carità verso i malati.
Ha frequentato ospedali, istituti religiosi, conosciuto suore e molti sacerdoti, ma la guida spirituale è arrivata solo nel 1971. Il 9 marzo del 1963 la Madonna le ha fatto vedere in bilocazione, colui che sarebbe stato il suo direttore spirituale, cioè il nostro Vescovo, nel giorno della sua ordinazione sacerdotale.
Dal 1971 al 1986 Marisa e il Vescovo si sono preparati alla grande missione che Dio avrebbe affidato loro.
Il 13 maggio 1986, Marisa ha emesso i voti. Anche questa giornata è stata caratterizzata da grandi sofferenze fisiche e da grandi gioie morali.
Gli anni seguenti sono stati quelli a tutti noi noti, con la formazione del primo cenacolo e la successiva apertura a tutti delle apparizioni della Madre dell'Eucaristia.
Accettazione della missione
Tutto ha avuto inizio nell’agosto del 1972, quando la Madonna ha chiesto a don Claudio e a Marisa di partire alla volta di Lourdes. Nella grotta del Santuario la Madonna ha annunciato loro che Dio li ha chiamati per una importante missione: "È una missione che riguarda tutta la Chiesa e riguarda tutto il mondo siete liberi di accettare o rifiutare, ma ricordatevi: soffrirete moltissimo" (Lettera di Dio, 6.8.1972).
Dopo tre giorni di intensa preghiera e meditazione, il 12 agosto del 1972, durante la celebrazione della S. Messa nella grotta di Lourdes, don Claudio e Marisa hanno pronunciato contemporaneamente il loro sì nel momento dello scambio della pace. E i piani di Dio si sono realizzati.
I tre voti: povertà, castità e obbedienza
La libertà è sicuramente il denominatore comune dei tre voti di castità, obbedienza e povertà, le tre facce di un gioiello piramidale che poggia sulla quarta: la libertà individuale di voler appartenere totalmente a Dio e diventare così nelle sue mani strumento per i suoi disegni.
La Madonna ci ha insegnato: "Il voto di castità vissuto con amore vi rende liberi, limpidi e puri. Amate il vostro spirito e il vostro corpo" (Lettera di Dio, 30.1.1994).
Il voto di castità è l’assoluta rinuncia di se stessi, perciò diventa il mezzo migliore per donarsi a Dio e al mondo intero. La purezza di un'anima consacrata col voto di castità irrompe nel mondo e diventa luce per chi, afflitto dalle tenebre, non trova la strada verso Dio.
l’anima nel buio pensa che sia contro natura ogni tipo di rinuncia, la castità in particolare, ma ciò che sembra umanamente innaturale, per Dio diventa soprannaturale ed è essenza proprio di quello che sembra rinnegare: la fertilità.
Chi consacra se stesso alla purezza ama infinitamente Dio e ricorda quale sarà la condizione definitiva degli uomini in Paradiso. Il consacrato incarna un amore pronto a rinunciare a tutto perché tutto vuol donare; ecco che si realizza il binomio descritto dal nostro Vescovo: purezza e amore che formano una croce la cui asta verticale è la purezza e quella orizzontale l’amore. Paolo VI ha affermato: "La castità dice al mondo che si può amare con il disinteresse e l’inesauribilità che attinge al cuore di Dio e ci si può dedicare gioiosamente a tutti, senza legarsi a nessuno, avendo cura dei più abbandonati".
È infine un matrimonio quello che si celebra tra una creatura e Cristo e dei frutti di questa unione gode tutta l’umanità.
Affidarsi a Dio totalmente è il seme che fa germogliare la meravigliosa pianta dell’obbedienza. l’anima sembra ripetere senza fine il suo sì a Dio, mossa dalla volontà di raggiungere la perfezione che si ottiene solo nel totale abbandono alla volontà divina. Dice Gesù: "Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato" (Gv. 4,34).
Il voto di obbedienza si attua nel fare la volontà del Padre e nell'essere fedeli a chi rappresenta la sua autorità. l’anima deve essere intimamente unita a Dio e manifestare questa unione nella sincerità, nella carità, nel fare la volontà di Dio prima di ogni altra cosa, anche se questo dovesse risultare scomodo per se stessi e creare contrasti con coloro che volessero usare l’obbedienza col ricatto. Gesù ha affermato: "Quando l’obbedienza non è chiesta con amore, sincerità e semplicità, non si deve ubbidire a coloro che schiacciano, uccidono e sono coscienti di fare del male. l’obbedienza è una virtù grande e bella, ma gli uomini la distruggono con il loro potere" (Lettera di Dio, 25.6.1998).
Solo un'anima umile e profondamente sincera può vivere pienamente il voto dell’obbedienza; l’anima consacrata si pone nelle mani di Dio e, pur senza perdere la propria ragione e intelligenza, è pronta a tutto, anche a ciò che umanamente è inspiegabile e irrazionale, purché venga dal Sommo Bene.
"l’obbedienza è una grande e bella virtù che vi porta alla santità" ha detto la Madonna ed ancora, Paolo VI: "l’obbedienza dice al mondo che si può essere felici, pur senza fermarsi in una comoda scelta personale, ma restando pienamente disponibili alla volontà di Dio, come appare dalla vita quotidiana, dai segni dei tempi e dalle esigenze di salvezza del mondo di oggi".
Questo è uno dei grandi insegnamenti che ci ha lasciato Cristo: "Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli" (Mt. 5,3).
Il voto di povertà esprime nei fatti la volontà del consacrato di essere nel mondo ma non essere del mondo; la libertà dell’anima consacrata a Dio col voto di povertà si rende piena nella rinuncia e nel distacco da tutto ciò che il mondo considera certezza materiale. Paolo VI dice: "Il voto della povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà e del progresso senza farsi schiavi di nessuno di essi".
È solo e unicamente la Provvidenza la mano di Dio che guida l’anima che rinuncia ad ogni ricchezza verso ciò che le è realmente necessario ed indispensabile. l’anima che si consacra a Dio con questo voto tende segretamente alla conquista, non certo di beni materiali, ma di qualcosa di più grande, la conquista dei beni soprannaturali; essa sa che l’unico mezzo per ottenerli è rinunciare a tutto ciò che ne ostacola il raggiungimento: la materialità.
l’anima che ha dentro di sé il desiderio della libertà assoluta sa che dovrà unirsi fortemente a Colui che è infinitamente libero per realizzare il suo desiderio, la conquista di una libertà che non avrà mai fine. La Madonna ci ha insegnato: "Bisogna offrire a Dio l’obbedienza, la castità e la povertà chiusi da un bel cerchio di umiltà e di semplicità e da un altro bel cerchio d'amore offerti a Gesù Eucaristia" (Lettera di Dio, 26.5.2001).
La nostra sorella Marisa è rimasta sempre fedele ai suoi voti e ha abbracciato la croce per la realizzazione dei piani di Dio, come ha detto la Madonna: "Gesù ha preso nel suo cuore la tua consacrazione e i tuoi voti e li ha accettati e tu sai quante prove, quante tribolazioni hai sopportato. Malgrado il tuo borbottare, non hai mai detto di no a Gesù Eucaristia e anche oggi, dopo decenni dall'emissione dei voti, non dici no a Lui. Vivi i tuoi voti con semplicità e umiltà. Puoi essere agli occhi degli altri una persona piccola, ma non sanno che con la consacrazione e i voti a Gesù sei diventata grande ai suoi occhi e a quelli di coloro che sanno amare" (Lettera di Dio, 12.5.1999).
Amore per le anime
La vera anima consacrata ama, accogliendo in pieno l’insegnamento lasciato dal Cristo: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv. 13,34-35).
l’anima consacrata esprime questo profondo amore esercitando la virtù della carità in modo pieno. Senza la carità, i voti della castità, della povertà, dell’obbedienza sono sterili, così come ci scrive S. Paolo: "Se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova" (I Cor. 13,3).
Gesù è morto in croce, dando tutto se stesso per realizzare il progetto di redenzione voluto dal Padre, similmente, tutte le anime consacrate offrono la loro esistenza, al fine di realizzare la volontà di Dio.
Marisa è un'anima particolare. Dio manda le grandi sofferenze solo ad alcune anime particolari da Lui scelte. Marisa è una di queste e lei ha esercitato il suo voto d'obbedienza a Dio, accettando sempre tutte le sofferenze. Dalle lettere di Dio si evince il suo grande amore e il suo donarsi totalmente per gli altri: "Sono preoccupata per i sacerdoti e per i giovani che ti amano. Non dare loro la sofferenza, ti prego. Fa' soffrire me, ma lascia liberi i giovani. Solleva un pochino le sofferenze dei malati e prendi me, tutta" (Lettera di Dio, 6.1.1996).
"Ne approfitto per chiederti di aiutare tutti i malati, i malati terminali, i giovani e i bimbi malati. Aiutali tutti, prendi me, fa' di me quello che vuoi, ma aiuta i malati, i drogati, i carcerati, gli anziani, i bambini. Tutti hanno bisogno di aiuto" (Lettera di Dio, 1.3.1997).
"Posso dirti una cosa? Non so cosa dirti, se mi guardi così, però prendimi tutta, toglimi tutto e vai dal sacerdote, vai dai nostri giovani, perché meritano di vederti, di sentirti, di toccarti" (Lettera di Dio, 8.2.1996).
"Ti ho detto: prendimi tutta, ma aiuta il sacerdote" (Lettera di Dio, 18.4.1996).
"Ti ringrazio dei quaranta giorni di passione che mi hai fatto soffrire per la salvezza delle anime e soprattutto per coloro che ti ho raccomandato giorno e notte. Voglio raccomandarti anche la nonna Iolanda. Sarebbe così bello se tu prendessi me per la salvezza degli altri. Io ormai ti ho dato tutto, prendimi e fa' vivere coloro che ti ho raccomandato; da' loro gioia, coraggio e forza" (Lettera di Dio, 1.5.2002).
La sofferenza
La sofferenza è stata sempre presente nella vita di Marisa, Cristo l'ha scelta come sua sposa e l'ha chiamata ad un vita di immolazione, di lotta e di rinuncia. Il Signore l'ha plasmata secondo la sua volontà e ha realizzato in lei la forma più alta dell’amore, l’amore divino che è sofferenza e donazione totale. Cristo ha chiamato Marisa a vivere intimamente unita a Lui nella grazia e nell’immenso dolore della Passione, come si legge nelle lettere di Dio: "Marisa - Anima di Cristo santificami, Corpo di Cristo salvami, Sangue di Cristo inebriami, acqua del costato di Cristo lavami, passione di Cristo confortami, o buon Gesù esaudiscimi, dentro le tue piaghe nascondimi" (Lettera di Dio, 25.5.1996).
Nei momenti di grande sofferenza la creatura si confonde col divino e insieme, percorrendo la via dolorosa dal giardino del Getsemani fino al Calvario divengono strumento di salvezza per le anime. "Marisa - La croce è pesante, molto pesante...
Gesù - Portami, portami, portami tante anime; il mio Cuore ha bisogno di tante anime e specialmente di tante anime sacerdotali. Non mi lasciare, prendi sulle tue spalle la mia croce, che oggi è più pesante che mai. Portami tante anime! Coraggio, mia sposa, la transverberazione, la passione non è finita per te; del resto ti sei immolata per il tuo sposo ed Io sono il tuo sposo.
Non mi abbandonare, portami tanti sacerdoti; sono pochi quelli che mi amano ed io ho tanto amato tutti. Porta la croce con me. Vai, figlia mia, porta Gesù Eucaristia, portami in braccio e cullami, se puoi.
Marisa - Come ti devo cullare? Non mi fare tanto male, Gesù! Perché mi fai tanto soffrire. Io devo arrivare all’altare e devi aiutarmi, altrimenti non ce la faccio.
Gesù - Forza, figlia mia, porta la croce.
Marisa - Posso sorridere con te? È pesante la croce dei tuoi sacerdoti prediletti.
(Marisa geme per i dolori)
Io porto te, tu porti me... Ti porto, Ti cullo...
Gesù - Portami tante anime, portami i miei sacerdoti...
Marisa - È pesante la croce.
Gesù - Portami tante anime. Portami tante anime" (Lettera di Dio, 16.11.1997).
Per salvare il pianeta Terra Dio ha chiesto a Marisa una grande sofferenza che uccide moralmente anche il Vescovo. In quei momenti tremendi che vedono Marisa dilaniata dal dolore provocato dalle stimmate, dal colpo di lancia e dalla corona di spine, il Vescovo è accanto a lei e, partecipando alla sua sofferenza, prega incessantemente. La Madonna ci ha rivelato: "Non vi nascondo, miei cari figli, che la vostra sorella continua a soffrire sempre il martirio d'amore: la passione. Dovete sapere che le stimmate invisibili non spurgano e fanno male, mentre le stimmate visibili spurgano e fanno meno male. Ma chi può capire questo o accorgersi di questo? La sofferenza continua, Gesù l'ha scelta e lei ha detto sì, anche se qualche volta crolla o tutto crolla intorno a lei. Poi si riprende, alza gli occhi verso il Padre e chiede aiuto, lo stesso avviene per il sacerdote. Voi non potrete mai capire quale grande sofferenza è arrivata ai miei due figli per aver accettato le apparizioni, per aver amato l'Eucaristia, per aver amato le anime" (Lettera di Dio. 16.8.1998).
Alle sofferenze soprannaturali si sono aggiunte quelle fisiche e quelle morali inferte dagli uomini e a volte anche l’amarezza e lo scoraggiamento si sono manifestate prepotentemente.
Nonostante questo il Vescovo e la veggente sono andati avanti nella loro missione, il chicco di grano che caduto in terra è morto ha portato frutto, l’immolazione di queste due anime sta riconducendo l’umanità al Signore, come ha annunciato Dio Padre stesso il 29 giugno 2002:
"Dio Padre - Ora sono Io, Dio, a parlare. Non mi vedete, nessuno di voi può vedermi, neanche tu, Marisella, puoi vedermi. Sono qui presente per dirvi che tutti i vostri sacrifici, le vostre sofferenze, il vostro amore, hanno realizzato la conversione di tre miliardi cinquecento milioni e uno di persone.
Miei cari figli, sono Io, Dio, che vi parlo e vi ringrazio. Io, Dio, ringrazio voi, piccole creature, per tutto ciò che avete fatto, ma non avete ancora finito di pregare, di fare dei fioretti e dei sacrifici. In questo piccolo luogo che Io ho scelto, che Io ho reso taumaturgico, dovete continuare a pregare, affinché finiscano le guerre, finisca il terrorismo e tante altre cattiverie che succedono in questo mondo così corrotto, come ha detto mio Figlio Gesù. Sì, dovete continuare, anche perché è tempo che i genitori finiscano di uccidere i figli e i figli i genitori con molta facilità. Gli uomini hanno più compassione per un animale, che per una creatura di Dio".
La figura del mistico
Marisa è una delle figure mistiche più importanti in tutta la storia della Chiesa.
Il mistico è colui che vive intimamente unito al Signore, fa la sua volontà e accetta la sofferenza per compiere la missione che Dio gli indica.
Il mistico può ricevere dal Signore dei carismi che non sono a vantaggio proprio, ma per gli altri. Il vero carismatico, qualunque dono abbia, è una persona equilibrata, umile e semplice, perché sa benissimo che ciò che viene manifestato, non è per opera o merito suo, ma per dono libero e gratuito di Dio. La Madonna ci ha insegnato: "Il mistico è colui che è vicino a Dio, fa la sua volontà, soffre e abbraccia la croce con tutto il cuore. La vostra sorella non vi ha mai detto cosa avvenne nel lontano 1971, quando guarì un bambino, soltanto toccandolo. Dio le disse: "Tocca le gambe di questo bimbo e prega". Lei ubbidì e il bambino guarì. Oggi è sposato e ha cinque figli, tutti sani. La vostra sorella prega per tutti, ma pur essendo malata, non prega mai per se stessa, perché il dono che ha ricevuto è per tutti, non per lei Quando Dio chiama le anime non è per se stessi, ma per gli altri. Quelle persone che dicono di vedere Gesù e la Madonna e non soffrono e hanno tutte le gioie della Terra, non sono né mistici, né veggenti" (Lettera di Dio, 1.3.2003).
Purtroppo lungo i secoli i mistici sono sempre stati trattati con diffidenza dall’autorità ecclesiastica, spesso non illuminata di Dio. Alcuni di essi, persone veramente amate da Dio e dotate di doni grandiosi, hanno sofferto moltissimo e la sofferenza più grande è venuta loro proprio dall’autorità ecclesiastica; alcuni sono stati addirittura incarcerati, altri sospettati di eresia e in seguito dichiarati santi e dottori della Chiesa.
Questo perché per riconoscere i doni di Dio bisogna essere uniti a Lui, avere la grazia nell’anima; chi nega i carismi nega l’azione e la presenza di Dio nella storia della Chiesa e nella vita dei fedeli; questi doni sono una manifestazione della volontà divina perché il Signore può servirsi di alcune sue creature per aiutarne altre e realizzare i suoi piani. La Madonna rivolgendosi a Marisa ha affermato: "Il grande dono che Dio dà ai mistici è la sofferenza, l’unione continua con Lui. Quando Dio sceglie un'anima la fa sua in tutti i modi. Tu ti domandi ancora: "Chi sono i mistici?". Tu sei una mistica, perché Dio ti ha scelta. Dio conosce la vostra sofferenza e conosce coloro che vi fanno soffrire. Piano piano vi accorgerete che queste persone che vi hanno fatto soffrire e che ancora vi fanno soffrire, crolleranno una dopo l’altra. Restate uniti a Dio, stringete ancora i denti e lottate, senza polemizzare e criticare. I grandi mistici sono uniti a Dio e alle anime che amano Dio e la Chiesa" (Lettera di Dio, 27.2.2003).
La vittima
La missione di ogni anima consacrata è quella di rassomigliare il più possibile al Cristo Vittima Divina: pura, santa, innocente, senza macchia e separata dai peccatori.
Gesù, immolandosi sull’altare della croce, offre tutto se stesso per salvare le anime cancellando ogni peccato. Egli ha voluto farci comprendere che il suo amore è talmente grande, inesplicabile, infinito che è stato pronto a bere il calice del dolore fino all’ultima goccia. Infatti ha voluto provare i dolori più strazianti: l’angoscia dell’abbandono del Padre nel Getsemani, il tradimento di Giuda, la flagellazione, l’incoronazione di spine, la crocifissione e infine la morte in Croce.
"Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte in croce.
Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore,
a Gloria di Dio Padre".
(Fil. 2,6-11)
Più un'anima consacrata vive un'intima e profonda unione con Dio, spogliandosi delle cose del mondo e crescendo nella grazia attraverso i sacramenti, la carità, il sacrificio e la preghiera, più diventa agli occhi del Signore un docile strumento di salvezza nelle Sue mani.
Infatti se un'anima vive pienamente la sua consacrazione sostiene l’azione sacerdotale aiutando le anime a convertirsi.
Spesso la Madonna ci ha invitati a meditare su Gesù, Sacerdote e Vittima e una volta ha rivelato: "Il Signore ha voluto che voi due, miei cari figliolini, raggiungeste un'unione particolare, la fusione delle vostre anime in una sola; se tu, Don Claudio, fossi sacerdote da solo, e tu, Marisella, fossi vittima da sola, sareste molto deboli. Dalla vostra fusione scaturisce energia viva e palpitante per tutta la Chiesa. L'efficacia del vostro apostolato dipende dalla vostra unione; per questo il piano di satana è separare il sacerdote dalla vittima. Gli uomini tenteranno di dividervi, ma Dio non lo permetterà. Dovete essere uniti, Don Claudio e Marisella, come lo siamo Gesù ed io. Non ci può essere Gesù senza Maria, né Maria senza Gesù; tutto questo lo sperimenterete un domani" (Dalla presentazione del libro della Vita della Madonna).
Marisa ha offerto la sua vita per la rinascita della Chiesa, per il Vescovo e perché terminino le guerre in tutto il mondo.
Dio ha scelto te come vittima d'amore, come colei che sostiene il Vescovo e ti ha scelta anche come nostra madre nel cammino spirituale e tu, così come sei: vera, semplice, schietta, sincera, piena di un amore immenso e totale, ci doni tutto di te.
Ti abbiamo conosciuta quando i nostri passi spirituali erano come quelli di un bambino. I passi di un bambino sono sicuri accanto alla propria madre, gli errori sono corretti e la strada raddrizzata. Poi il bambino cresce e l’adulto ha accanto la stessa madre pronta e presente alla quale dare un amore responsabile e consapevole. Senza di te noi non saremmo qui, non avremmo lo stile giusto dell’amore, quello che Dio vuole, non conosceremmo la forza dell'Eucaristia, non avremmo la preghiera come arma contro il male, non conosceremmo cosa significa vivere i voti di castità, povertà ed obbedienza in modo così autentico e libero.
La Passione di Cristo, il tuo Sposo, è sempre in te e tu sei vittima, ma vinci il dolore perché accetti ed ami la tua croce. Trasformi le spine che perforano il tuo corpo in fiori spirituali, così i nostri passi diventano più veloci e il nostro spirito cresce e si rafforza.
Noi vediamo in te la forza di sorridere mentre soffri per i colpi di lancia e così ci insegni a comprendere ed accettare ciò che per noi è duro capire: quando Dio chiama un'anima le chiede tutto, più la croce è grande, più la ama.
Ci insegni a dedicare ogni azione ed ogni parola a Dio, per la sua gloria; con il tuo esempio di vita ci sostieni, come ha detto la Madonna in un'apparizione:
"Tutte le cose che farete nel nome di Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo si trasformeranno in fiorellini che voleranno ed emaneranno un profumo d'amore vicino al tabernacolo" (Lettera di Dio, 7.1.1990).
Cosa possiamo donarti di noi, del nostro amore? Come quando ti doniamo un mazzo di fiori, ognuno diverso dall’altro, con il suo colore, la sua forma e la sua bellezza, così ti vogliamo dare un nostro fiore spirituale, che sia una preghiera, un fioretto, un gesto di carità, un sorriso, una Messa o una Comunione offerta per te, per ricambiare il tuo amore così grande e forte. Più la nostra anima si arricchisce di un petalo, più sappiamo che a questo corrisponde una spina che tu hai trasformato in un petalo nuovo.