Eucharist Miracle Eucharist Miracles

Omelia di S.E. Mons. Claudio Gatti del 1° marzo 2009

I Domenica di Quaresima

I Lettura: Gn 9, 8-15; Salmo Sal.24; II lettura: 1 Pt 3, 18-22; Vangelo: Mc 1, 12-15

Certamente vi siete chiesti come mai oggi non c’è stata l’apparizione. Come avviene frequentemente, prima dell’apparizione pubblica ce n’è stata una privata solo per il Vescovo e la Veggente. È stata un’apparizione molto drammatica, immensamente drammatica e non sto esagerando. È stata talmente dolorosa che Marisa è svenuta, si è sentita male e quindi non è stato possibile continuare con il messaggio per tutti. Non posso dirvi altro per il momento, non debbo aggiungere altro…

Quando la Madonna viene sulla Terra entra nella realtà umana, infatti molte volte ci ha detto: “Sono una persona come voi”, quindi soggetta alla sofferenza, alle emozioni, alle tensioni e sappiate soltanto che durante l’apparizione riservata neanche lei riusciva più a proseguire il messaggio, perché piangeva a dirotto.

È questa l’atmosfera con cui entriamo nella Quaresima, un’atmosfera di estrema sofferenza e tensione. È vero, tutto è nei disegni di Dio, noi lo abbiamo constatato e pagato di persona, per il bene delle anime, la rinascita della Chiesa, la conversione di quel numero rilevante di persone che voi sapete, ancora per il trionfo dell’Eucaristia e della Madre dell’Eucaristia. Il Signore ha chiesto e non ci ha esentato da enormi sofferenze.

Del resto, lo stesso Giovanni Paolo II a Fulda, in Germania, davanti ad alcuni che lo stavano un po’ assillando per sapere qualcosa sul terzo segreto di Fatima, prese la corona del rosario in mano e disse: “La Chiesa rinascerà dal sangue dei suoi figli”. Mostrando il rosario, il Papa ha voluto dire che la preghiera può salvare la Chiesa insieme al “Sangue dei suoi figli”. Voi sapete quanto sangue e quante lacrime sono state versate qui nel luogo taumaturgico dal Vescovo e dalla Veggente; anche voi avete dato il vostro contributo.

Qualcuno si è scandalizzato per ciò che è scritto nelle lettere di Dio: “La Chiesa rinascerà”, ma l’ha detto anche il Papa. Dio non ha bisogno di approvazioni umane, mettiamocelo bene in testa: Dio è libero di parlare, di intervenire come e quando vuole. Quindi non è necessario che il Papa, con la sua autorità, certifichi l’autenticità di un messaggio che viene da Dio.

La Quaresima indica la preparazione alla resurrezione, al trionfo, alla vittoria del Cristo. Quante quaresime abbiamo celebrato! Non mi riferisco a quelle individualmente vissute da voi, ma a quelle vissute qui in questo luogo come comunità. Se le vogliamo calcolare, tenendo presente gli anni dall’inizio delle apparizioni pubbliche, cioè dal 1993, sono sedici anni. Sedici quaresime, tutte forti, drammatiche, pesanti e dolorose.

La quaresima è la preparazione al grande intervento di Dio: la resurrezione. Cristo è Dio e quindi la resurrezione è scaturita dalla Sua potenza. Egli stesso però, prima di arrivare alla resurrezione, ha trascorso circa tre anni di vita pubblica che poi sono culminati nel momento drammatico della passione e della morte.

Come si è preparato Cristo alla vita pubblica? È indicato chiaramente nel Vangelo di oggi di Marco: “Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana. Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio e diceva: ”Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”(Mc 1, 12-15). Qualcuno si potrebbe sorprendere del fatto che Gesù Cristo, che è Dio, sia stato assalito e tentato dal demonio. Ricordatevi che Gesù è vero Dio e vero uomo, quindi questa è la spiegazione: Gesù è tentato dal demonio in quanto uomo, Egli ha la natura umana e quindi tutto ciò che appartiene a noi, eccetto il peccato e l’inclinazione ad esso.

Per noi invece, molto spesso le tentazioni nascono dal nostro cuore, dalla nostra debolezza, dalla nostra fragilità, dalla nostra inclinazione al male, dalla nostra concupiscenza e dal desiderio disordinato. In Cristo tutto questo non può avvenire, quindi la tentazione non ha mai un punto di partenza interno come lo abbiamo noi; pertanto, l’attacco diabolico può essere solo esterno, perché è vero uomo ma anche vero Dio, quindi perfetto, esente da qualsiasi ombra di imperfezione.

Oggi vi rivelo per la prima volta un particolare: Gesù fino al momento dell’incarnazione, non poteva essere tentato dal demonio; quando è diventato uomo, pur essendo Dio, viene assalito e viene tentato. “Quindi lo Spirito lo sospinse nel deserto”: attenzione qui si evidenzia l’azione dello Spirito Santo su Gesù-Uomo. Il pronome “lo”, indica in modo preciso che la Terza persona della Santissima Trinità influenza il Cristo-Uomo a rifugiarsi nel deserto per quaranta giorni.

Quaranta è un numero biblico che ricorre spesso: quaranta sono gli anni di permanenza nel deserto del popolo ebraico, perché non aveva avuto nei riguardi di Dio una fiducia totale, quaranta sono i giorni di attesa prima che Mosè ricevesse il decalogo, quaranta sono i giorni trascorsi nel deserto anche per Elia prima di ricevere la grande rivelazione di Dio, la grande esperienza al monte Oreb e quindi anche la quaresima dura quaranta giorni. Vedete come ritorna sempre questo numero biblico direi estremamente significativo.

Come vi ho appena spiegato, Gesù può essere tentato, in quanto uomo, da Satana. Satana è la tipica espressione che usa Marco per indicare il demonio. Satana significa avversario, quindi continua e si intensifica la lotta che c’è tra due contendenti: Gesù Cristo da una parte e l’avversario, che è il demonio, dall’altra. Se voi ricordate la tentazione come è descritta da Matteo, potete arrivare a questa conclusione: Gesù come uomo, e lo devo ancora ribadire, aveva davanti a sé aperte due strade, la via del trionfo da percorrere, attraverso la potenza, oppure la via dell’umiliazione e della croce. Il demonio l’ha sollecitato sulla via del trionfo e Cristo l’ha sconfitto scegliendo invece la via dell’umiliazione, la via della sofferenza. Ecco che oggi il vangelo per voi diventa un pochino più chiaro rispetto ai giorni passati.

L’umanità del Cristo diventa per noi esempio vivente: “Stava con le bestie selvatiche”; il vangelo di Marco ha la caratteristica di evidenziare alcuni particolari: perché stava con le bestie selvatiche? Questa immagine non vi ricorda il Paradiso terrestre? Quando Adamo passeggiava tranquillamente nell’Eden circondato dai leoni, tigri e da tutti gli altri animali feroci, questi rispettavano l’uomo. Cosa ha infranto questo rapporto di convivenza? Il peccato. Il peccato è sempre causa di lotta, di divisione, di tensione e di guerra. Fateci caso, tutte le guerre, dall’inizio fino ai giorni nostri, hanno sempre come causa il peccato: l’orgoglio del re, dell’imperatore, del dittatore, del governo; c’è sempre questa manifestazione diabolica di sopraffare il debole per renderlo servo e schiavo, questa è la guerra. “Stava con le bestie selvatiche”: in questa scena Dio vuol farci capire che se il peccato viene annullato, come dice Paolo, tutta la creazione ne ha dei benefici. Infatti, con la redenzione non solo l’uomo, ma tutto il creato ha avuto dei benefici notevoli. “E gli angeli lo servivano”, un altro particolare, Dio è servito dagli angeli; quindi, vedete come nella persona di Gesù Cristo, coesistono la natura umana e quella divina. Gesù come uomo patisce, ma come Dio ha diritto al servizio delle creature angeliche.

Vi ho sempre detto di leggere la Parola di Dio con intelligenza e attenzione. “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio” (Mc 1 14), qui il vangelo dice che Giovanni fu arrestato; tuttavia, il verbo greco è più preciso e la traduzione corretta è: “arrestato per tradimento”. Lo sapevate che Giovanni Battista è stato tradito? Come si fa a sapere che è stato tradito? Perché è stato imprigionato da Erode in un territorio sul quale costui non aveva alcuna giurisdizione. Quindi non avendo giurisdizione come ha fatto? Erode, “quella volpe”, come è stato definito da Gesù, è astuto e avrà usato qualche stratagemma per imprigionarlo.

Come all’inizio della Passione di Cristo c’è un tradimento, così anche all’inizio del dramma di Giovanni c’è un tradimento. Il precursore somiglia a colui che deve annunciare. Allora cosa avviene, che “Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»” (Mc 1 14-15); in due versetti si parla due volte del vangelo: “Predicando il vangelo” e quando Gesù dice: “Credete nel vangelo”, che cosa significa qui la parola “vangelo”, qual è il concetto teologico? In questo caso “vangelo” è la rivelazione dei disegni di salvezza di Dio operati attraverso il Cristo, in poche parole la redenzione. “Credete al vangelo” significa “Credete a Me che vi redimo, credete alla redenzione che io compio” però attenzione, per credere e accettare Cristo redentore bisogna cambiare la testa, “metanoeite” dicono i greci, cioè cambiare modo di ragionare. Che cos’è la conversione? È il passaggio da un modo di vivere, di ragionare, di essere a un altro modo. Io riconosco, accetto Cristo come redentore se cambio il mio modo di essere, di vivere, di ragionare.

Per avvicinarci a Cristo noi dobbiamo ragionare come ragiona Lui, dobbiamo sforzarci di vivere come vive Lui e allora in questo modo noi possiamo renderci conto che “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”, cioè la redenzione.

Il Regno di Dio è l’opera redentrice del Cristo e a questo punto inizia per noi la quaresima. Non possiamo ritirarci nel deserto, anche se a me farebbe tanto comodo: pregherei di più e mi riposerei. Non possiamo ritirarci quindi nel deserto, ma ricordatevi che il mondo in cui viviamo è già un deserto, infatti subiamo sempre le tentazioni. Nella mentalità biblica il deserto è un luogo dove l’uomo può incontrare Dio, è il luogo dove la preghiera può essere innalzata più facilmente a Dio, è il luogo dove la penitenza, il digiuno può essere vissuto in modo più preciso e attento. Tuttavia, si intende anche che il nostro deserto è questo mondo, non c’è bisogno di andare nel Sahara o nel deserto di Giuda dove è andato Gesù. Questo mondo è il deserto per noi, non abbiamo scuse, non abbiamo giustificazioni. Quindi noi possiamo, stando nel mondo, avvicinarci a Cristo con la preghiera e la penitenza, nessuno è esente da tutto questo.

Tutti quindi ci troviamo nella stessa condizione e se vogliamo possiamo raggiungere il Cristo e ricevere i benefici in quanto apparteniamo al Suo Regno, vale a dire siamo Sua conquista.

Tutto quello che oggi è stato detto è bello, siete cresciuti nella cultura teologica e nella formazione religiosa, ma tutto ciò esige un impegno. Io posso sforzarmi di farvi capire alcune realtà, ma voi le dovete conquistare col vostro impegno, con la vostra dedizione e testimonianza. Come ho detto il giorno delle ceneri, la quaresima è un momento forte liturgicamente e propizio, per cui l’uomo può avvicinarsi di più a Dio.

Qual è la differenza tra Gesù e noi? Lui è nel deserto e noi siamo nel deserto; le bestie selvatiche a Lui non davano fastidio, a noi invece le bestie selvatiche del nostro deserto danno fastidio. Quali sono le bestie selvatiche che ci infastidiscono? La mentalità del mondo, le idee, i valori e gli interessi del mondo. È questo il motivo per cui Gesù ha fatto quella meravigliosa preghiera al Padre: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo”. (Gv 17,15-16). Noi possiamo e dobbiamo vivere immersi in questa società, ma cercando di distaccarci da ciò che inquina la società in cui viviamo.

Il mondo sta andando, e questo l’ha detto tante volte la Madonna, verso la propria autodistruzione. Il mondo va’ a rotoli, l’avete sentito, ma queste verità così scioccanti, così drammatiche sono sotto i nostri occhi tutti i giorni. I giornali, la televisione e le riviste riportano i guai della società: omicidi di innocenti, guerre ingiuste, pedofilia, vittime di ogni forma di sopruso, compreso quello sessuale. Basta che voi apriate i giornali e avete sempre una visione brutta della società.

Gesù viveva con le bestie selvatiche perché riconoscevano la Sua potenza. Noi possiamo modificare, trasformare l’ambiente in cui viviamo, solo cambiando noi stessi. Chi l’ha detto: “Per loro io santifico me stesso, affinché anch'essi siano santificati nella verità.” (Gv 17,19) ? Gesù. Allora più noi saremo santi, più saremo impegnati e cercheremo di far abbondare la grazia di Dio in noi e più saremo i benefattori della società. I benefattori della società non sono coloro che devolvono soldi per costruire cose bellissime o meritevoli: ospedali, scuole, lebbrosari e così via… I veri benefattori sono coloro che, attraverso la propria santità, attirano da Dio le grazie sul mondo in cui vivono.

Non è vero che solo i benefattori di beni materiali offrono benefici all’umanità. Ricordatevi l’episodio evangelico della vedovella che ha donato pochi spiccioli, ma è stata lodata da Gesù. Lei nel tesoro del tempio ha donato il necessario per vivere, anche se fatto di pochi spiccioli non era il superfluo. Invece, i farisei, quei furbacchioni, buttavano molte monete di piccolo taglio, in questo modo il rumore era così forte che quando la gente passava li lodava per la loro generosità. Sono gli stessi farisei che si mettono a pregare nelle piazze, che quando digiunano trasfigurano il volto, assumono mestizia.

Quando facciamo del bene, dobbiamo farlo senza interessi, senza che nessuno se ne ricordi. Non ci deve importare nulla se gli uomini non si ricordano. Solo il giudizio di Dio conta e Dio non sbaglia anche se a volte a noi sembra incomprensibile il Suo modo di operare.

Questa è una quaresima impegnativa, io vi dico che è la più importante di tutte le sedici precedenti, non perché è l’ultima, ma perché sento che sta macerando qualcosa, fiorirà qualcosa di positivo e di bello. Io sento questo, voglio sentirlo. E allora chiedo a voi di collaborare col Vescovo e con la Veggente perché veramente dobbiamo strappare a Dio la famosa parola: “Basta!” Ci riusciremo? Dipende soltanto da noi, dipende solo da voi, e allora ogni giorno della quaresima, nelle preghiere, nella S. Messa, nel ringraziamento dopo la comunione, nel rosario, nel digiuno, nelle veglie anche notturne dobbiamo continuamente insistere e dire: “Signore affrettati a dire basta”.

Vi ricordate l’anno scorso cosa ha detto Gesù il 29 giugno? “Io, Gesù, ti dico: coraggio, Don Claudio, coraggio, Eccellenza. Volevi una parolina che fosse vicina a “Basta”? Eccola: “Presto!” Allora possiamo chiedere a Gesù, con insistenza e perseveranza: “Non è arrivato il momento di dire basta?”

Voglio sperare che queste parole siano seguite dai fatti e dalla realtà, perché credetemi, per me che vi parlo, per tanti motivi che sapete e altri che non sapete, sarebbe triste e drammatico se Dio dovesse spostare in avanti ancora una volta il suo “Basta”.

Sia lodato Gesù Cristo.