Lettera mandata il 24 ottobre 2003 dal Vescovo Claudio Gatti ai Cardinali Ratzinger, Ruini e Bertone e p.c. ai Cardinali Sodano, Arinze, Re, Sepe, Castrillon e PompeddaLettera mandata il 24 ottobre 2003 dal Vescovo Claudio Gatti ai Cardinali Ratzinger, Ruini e Bertone e p.c. ai Cardinali Sodano, Arinze, Re, Sepe, Castrillon e PompeddaLettera mandata il 24 ottobre 2003 dal Vescovo Claudio Gatti ai Cardinali Ratzinger, Ruini e Bertone e p.c. ai Cardinali Sodano, Arinze, Re, Sepe, Castrillon, Pompedda e a molti vescovi italiani
24 ottobre 2003
Al Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Al Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale di S.S. per la diocesi di Roma.
Al Cardinale Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova.
e, p. c.
Al Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di S.S.
Al Cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto e la disciplina dei Sacramenti.
Al Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione dei Vescovi.
Al Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli.
Al Cardinale Hoyos Dario Castrillon, Prefetto della Congregazione per il Clero.
Al Cardinale Mario Francesco Pompedda, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
Signori Cardinali,
ho il diritto di chiamarvi "confratelli", perchè io e voi abbiamo in comune l’episcopato, la pienezza del sacerdozio che ci rende più simili a Cristo e, di conseguenza, dovrebbe renderci più uniti a Lui e più in comunione tra noi.
Carissimi confratelli, è ormai trascorso un anno da quando mi avete comunicato con una semplice lettera la mia dimissione dallo stato clericale. Mi avete condannato andando palesemente contro le norme stabilite dal C.I.C.
Infatti la dimissione dallo stato clericale non può essere stabilita per legge particolare (can.1317) e, poiché è una pena perpetua, neanche per decreto (can. 1342 §2). Deve essere dichiarata solo per via giudiziale da un tribunale di tre o cinque giudici (can. 1425).
Inoltre la dimissione dallo stato clericale è espressamente prevista dalla normativa e può essere inflitta solo se il chierico ha commesso uno dei delitti indicati nei canoni 1364, 1367, 1370 §1, 1387, 1394 §1, 1395.
Io non ho commesso nessuno di questi delitti, come è facile dimostrare, e anche voi l’avete esplicitamente riconosciuto, perché non siete stati in grado di trovare in me neanche uno di essi.
Infine siete arrivati a negarmi il diritto di difendermi e questo è un grave abuso di potere.
Poiché eravate consapevoli che la vostra decisione non aveva né basi giuridiche e né motivazioni morali, avete attribuito al S. Padre la responsabilità di aver firmato il decreto per la mia dimissione dallo stato clericale e mi avete comunicato che "poiché la decisione è pontificia, è inappellabile".
In seguito alla vostra arbitraria decisione ho scritto una lettera ai Cardinali di tutto il mondo, ai Vescovi d'Italia, ai Responsabili della Curia Romana e ai Sacerdoti di Roma per dimostrare, e non mi è stato difficile, che avete compiuto un atto moralmente illecito e giuridicamente invalido.
La maggioranza degli ecclesiastici a cui ho esposto il mio caso, pur riconoscendo che ero nel vero e nel giusto, non ha protestato contro "la mia immediata dimissione dallo stato clericale ex officio et in poenam, cum dispensatione ab ominbus oneribus e sacris Ordinibus monantibus", perché ha pensato, come voi avete fatto credere, che è stata decisa dal S. Padre con un suo decreto.
Poiché è un mio diritto prendere visione del decreto pontificio e possederne almeno una fotocopia autenticata, invito voi cardinali Ratzinger, Ruini e Bertone, a mostrarmelo.
Qualora vi rifiutaste di mostrarmi il decreto pontificio, vorrebbe dire, senza ombra di dubbio, che tale decreto non esiste e sarebbe evidente che vi siete nascosti, mentendo, dietro il S. Padre per ridurmi allo stato laicale.
Non ho nessuna paura di mettere al corrente dell’intera questione tutti i Vescovi e i Cardinali della Chiesa e fare i necessari passi presso la competente autorità ecclesiastica perché la verità sia riconosciuta.
Nel frattempo attenderò sereno e fiducioso che il Signore intervenga per abbattere i superbi dai loro troni ed innalzare gli umili.
Distinti ossequi.
Claudio Gatti
Vescovo Ordinato da Dio
Vescovo dell’Eucaristia
Roma, 24 ottobre 2003
Festa della Madre dell’Eucaristia